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Camminare nell’era dei social

Camminare nell’era dei social

Come possono i content creator e gli influencer incidere sulla promozione dei territori e dei cammini? Ne parliamo con Alessandro Carnevali, aka Walking Nose

Il ruolo dei social network è oggi sempre più importante anche nella promozione dei territori e dei cammini. Eppure, questa importanza ha dei risvolti etici: la sovraesposizione mediatica di alcuni luoghi e la loro “instagrammabilità” attirano grandi flussi di escursionisti e avventurieri che invadono sentieri e ecosistemi talvolta molto fragili spesso senza una sufficiente consapevolezza delle giuste modalità per muoversi con rispetto.

Nel mondo dei cammini e delle alte vie, Alessandro Carnevali, conosciuto anche come Walking Nose è una delle voci più interessanti e gli abbiamo rivolto qualche domanda per saperne di più sul suo lavoro.

Ciao Alessandro, grazie per il tempo che ci dedichi! Ci racconti un po’ di te? Come hai iniziato questa avventura nel mondo dei cammini e dei viaggi a piedi?

Ciao! Mi chiamo Alessandro e sono nato a Bagnacavallo, ai margini della Pianura Padana (Romagnola per essere geologicamente precisi). Ho iniziato a camminare grazie ai racconti del mio amico Marco che ha camminato dal Messico al Canada lungo il Pacific Crest Trail nel 2013. Ho mosso i primi passi zoppicanti sulla Via degli Dei che sono riuscito a concludere al terzo tentativo con le ginocchia distrutte.

Da lì per qualche motivo che ancora non mi spiego ho continuato a fare trekking, all’inizio con grande difficoltà poi divertendomi sempre di più. Dopo qualche migliaio di chilometri e qualche centinaio di video su youtube nel 2020 sono diventato GAE (ndr Guida Ambientale Escursionistica) per poter portare le persone a camminare.

Come spiegheresti il tuo lavoro a qualcuno che non conosce questa professione?

Il mio è un lavoro strano. Di solito quando mi fanno questa domanda rispondo che faccio un sacco di lavori insieme (a volte anche male). Creo video su youtube che spaziano dai trekking di più giorni a intrattenimento buffo ma (spero) utile è informativo, faccio foto e creo video su Instagram, scrivo guide escursionistiche, le impagino e le auto pubblico, non senza errori. Porto le persone a camminare come guida ambientale escursionistica per l’Italia e l’Europa. Faccio un sacco di cose ed essendo da solo nel farle spesso ne faccio troppe e male.

Com’è una tua giornata tipo quando lavori?

Ammetto che l’organizzazione non è il mio punto di forza e nonostante 6 anni che faccio questo per mestiere non faccio che imparare e migliorare. Le giornate non sono mai uguali tra loro, diciamo che il lavoro è quasi “stagionale” con l’inverno dedicato alla progettazione del calendario dei trekking guidati, esplorare nuove idee e progetti. La primavera è un momento per iniziare a fare video di trekking di più giorni, mentre l’estate è sicuramente il periodo più attivo con tante persone che si interessano al trekking. L’autunno lo dedico ai trekking in Appennino e alle ultime uscite stagionali.

Come scegli le destinazioni che decidi di raccontare o promuovere?

Un insieme di fattori dove però quelli principali sono la curiosità e l’istinto. Un trekking mi deve prendere fin da subito nella fase organizzativa e accendere una piccola scintilla di curiosità ed eccitazione. Quando faccio un trekking non penso mai davvero di “promuoverlo”, lo faccio e basta. Sarà poi il video e il percorso che potrà ispirare le persone a percorrerlo, nessuna forzatura. Recentemente sono andato da casa mia, Bagnacavallo a Firenze lungo il sentiero Cai 505. In una prima fase volevo fare la GTE o il Cammino dei Borghi Silenti ma non c’è stata competizione dentro di me con l’idea di unire tanti luoghi e percorsi che amo e di poter finalmente realizzare questo pazzo progetto.

Quali aspetti contano di più per te quando scegli un cammino o un percorso? (Ad esempio: la bellezza del paesaggio, la storia, l’accessibilità…)

Dipende molto dall’equilibrio del percorso. La Via degli Dei, per esempio, non lo ritengo uno dei percorsi più belli che abbia camminato (l’ho fatta 11 volte) ma la comunità di camminatori che nasce sul percorso mi fa venire ogni volta la voglia di tornarci. 

Negli ultimi anni sono stato sempre più attratto dalle alte vie, i percorsi remoti e selvaggi che mi permettano di bivaccare in tenda. Un po’ per la bellezza di questi luoghi che deve essere condivisa e protetta e un po’ per misurare le mie capacità organizzative e fisiche.

Ci sono dei valori o dei principi etici che ti guidano nel tuo lavoro?

Certamente, cerco di stare sempre molto attento ad alcune cose:

  • non divulgare in modo specifico il nome dei bivacchi o dei posti tenda
  • usare i mezzi pubblici per quanto possibile da e per i trekking 
  • mangiare completamente vegetale e quando non è possibile vegetariano
  • non creare contenuti sensazionalistici
  • ammettere gli errori e mostrarli come fonte di crescita
  • mostrare come non serva andare lontano per poter camminare lontano

Quando promuovi una destinazione, come fai a farlo in modo sostenibile e rispettoso del territorio e delle persone che ci vivono?

In realtà non ho mai promosso attivamente un luogo, intendo proprio che non c’è mai stato uno scambio di tipo monetario che mi abbia spinto a camminare in un posto piuttosto che in un altro. 

Pensi che il tuo lavoro possa fare la differenza contro problemi come l’overtourism o lo spopolamento delle aree rurali?

Non penso di poter influire in modo così marcato su problemi così vasti e sistemici. Quello che posso fare, e che spero di riuscire a comunicare è che non serve andare in luoghi “famosi” o “instagrammabili” per vivere una bella esperienza di trekking nella natura.

Ti capita di tenere a mente questi aspetti quando decidi di raccontare un nuovo posto? Come li consideri?

Cerco di non fare video o contenuti in luoghi già molto famosi o se li faccio cerco di mostrare un lato diverso e meno conosciuto o un percorso meno battuto. Credo che un grosso problema legato all’overtourism sia la mancanza di strumenti da parte delle persone per trovare percorsi alternativi a quelli “virali” visti online.

Alcuni posti, come le Dolomiti o il Lago di Como, attirano tantissime persone grazie anche ai social. Come gestisci la promozione di destinazioni così famose?

Tendo a non andarci o se ci vado a non mostrarlo sui social con toni sensazionalisti mantenendo un profilo comunicativo molto basso. Magari percorrendo un sentiero al di fuori di quelli turistici.

Secondo te, il tuo lavoro può aiutare a portare attenzione su luoghi meno conosciuti e a distribuire meglio i flussi turistici?

Assolutamente, ma farei un passo indietro. È necessario educare e dare gli strumenti alle persone per trovare questi luoghi in autonomia. Non penso sia sostenibile “imboccare” le persone con mete sempre nuove. Secondo me, sia gli strumenti culturali sia gli strumenti digitali possono essere importanti per sviluppare un turismo più sano e meglio distribuito. Dal punto di vista culturale, occorre sviluppare la coscienza di quanto sia importante – e bello – fare un passo in più nel ragionamento sulla scelta delle proprie mete per riuscire a trovare i posti meno battuti anche nei comprensori più famosi. Dal punto di vista tecnico, invece ci sono strumenti digitali utilissimi per programmare i propri viaggi con più consapevolezza: imparare a usare bene, e con la dovuta consapevolezza, le app di mappatura ti dà la possibilità di vedere i sentieri che vanno oltre i percorsi più turistici. Sarebbe poi importantissimo anche promuovere la lettura di carte escursionistiche, dove si trova una mappatura precisa di tutti i sentieri. 

Come immagini il futuro del turismo lento e dei cammini? Pensi che i social abbiano un ruolo importante in questo?

Immagino una grande comunità di camminatrici e camminatori che vivono la montagna e i cammini con uno spirito comune e la volontà di vivere in modo rispettoso l’ambiente e le comunità locali. In questo spero che i social diventino sempre meno importanti e che ci si parli, magari camminando, confrontandoci e creando un cambiamento sistemico e organico.

Quali consigli daresti a chi vorrebbe intraprendere un percorso come il tuo nel mondo dei cammini e dei viaggi a piedi?

Purtroppo non ne ho. Seguendo tanti creator molto più forti, organizzati e con numeri più grandi dei miei, ho capito di aver fatto tutto “male” e un po’ a cavolo. Manco di tantissime cose. Forse l’averle mostrate ed essere sincero a riguardo mi ha aiutato nel mondo del web. Forse un consiglio ce l’ho in realtà: essere sinceri, non prendersi troppo sul serio e cercare di fare qualcosa di positivo per il mondo attorno a noi.

Hai qualche progetto in arrivo o sogno nel cassetto che ci puoi anticipare?

Camminare di più in Italia, ho una lista di trekking che vorrei fare infinita. Promuovere di più il trekking in Europa spostandosi in treno notturno (più rilassante e meno impattante), fare più divulgazione specialmente legata alla fauna selvatica spesso demonizzata e rappresentata in modo fuorviante e pericoloso.

Sarebbe anche bello un giorno poter trovare un bel piatto di pasta e fagioli in rifugio.

C’è un messaggio o un consiglio che vorresti lasciare a chi si sta avvicinando al mondo dei cammini?

Prenditi i tuoi tempi. Parti vicino a casa, qualche km qua e là. Una notte in tenda in un luogo che conosci. Piccoli passi verso mete più grandi. Il tutto e subito non porta lontano e ne so qualcosa dopo 3 tentativi sulla Via degli Dei, il mio primo trekking di più giorni.

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