C’è un modo di viaggiare che ci riporta all’essenza più pura dell’esplorazione: la libertà di fermarsi dove il paesaggio ci chiama, il privilegio di dormire sotto un cielo stellato, l’incontro con le persone che abitano i territori attraversati. È il cammino into the wild, un’esperienza autentica che va oltre le classiche strutture ricettive e si apre a soluzioni più libere e immersive.
In questo scenario, Garden Sharing rappresenta un’alternativa innovativa rispetto alle classiche strutture ricettive: una rete di ospitalità diffusa che mette in contatto viaggiatori e residenti, offrendo la possibilità agli abitanti di aprire i propri giardini ai viandanti. Un’opzione perfetta per chi vuole viaggiare senza vincoli, connettendosi con il territorio in modo più diretto e sostenibile.
Abbiamo intervistato Lara Curcuruto, operation manager di Garden Sharing per scoprire come è nata l’idea, quali opportunità offre ai viandanti e come potrebbe trasformarsi in un nuovo punto di riferimento per chi percorre i grandi itinerari italiani.
Marta: Come è nata l’idea di GardenSharing e quali esigenze avete voluto rispondere con questo modello di ospitalità?
Lara: L’ospitalità outdoor è in crescita, ma spesso chi viaggia in modo indipendente fatica a trovare soluzioni di pernottamento alternative ai classici campeggi e strutture ricettive. Qual è stata la vostra intuizione e come si è evoluto il progetto negli anni?
Garden Sharing nasce nel 2019 dall’intuizione di Mauro Moroni, con il desiderio di liberare i viaggiatori dai vincoli delle strutture tradizionali, abbattendo le barriere tra chi esplora e chi accoglie. L’idea, nella sua semplicità, racchiude una potente visione: connettere proprietari di spazi verdi con esploratori in cerca di un angolo di mondo dove sentirsi accolti. Nel panorama del turismo outdoor esisteva infatti un vuoto tangibile: nonostante la crescente popolarità dei viaggi zaino in spalla, in camper o in bicicletta, trovare luoghi sicuri e autentici rimaneva una sfida. Garden Sharing risponde proprio a questa esigenza, proponendo un’ospitalità diffusa, accessibile e genuina – non solo un posto dove riposare, ma un’esperienza immersiva, un incontro significativo, una porta spalancata sul territorio e sulle sue storie nascoste.
Marta: GardenSharing promuove un’accoglienza autentica e sostenibile. Quali sono i vantaggi per i viaggiatori e per chi mette a disposizione i propri spazi?
Lara: Da un lato, chi viaggia ha la possibilità di pernottare in luoghi unici e a contatto con la natura. Dall’altro, chi ospita può valorizzare un proprio spazio inutilizzato e condividerlo con una community di viaggiatori. Quali sono i benefici principali per entrambe le parti?
C’è una magia particolare nell’arrivare in un luogo sconosciuto e sentirne subito l’appartenenza, anche solo per una notte fugace. Garden Sharing trasforma il semplice pernottamento in un’esperienza di connessione autentica: fermarsi in un giardino privato, sotto un ulivo secolare o in un prato stellato significa entrare nell’essenza di quel territorio, attraverso gli occhi di chi lo vive quotidianamente. Per gli host, questa condivisione rivitalizza spazi altrimenti sottoutilizzati, creando un valore che trascende l’aspetto economico – è la gioia di accogliere mondi diversi, di riscoprire la propria terra attraverso sguardi nuovi, di tessere una rete di storie intrecciate che si arricchiscono ad ogni incontro. La bellezza di questo scambio si riflette anche sull’ambiente: nessuna nuova costruzione invade il paesaggio, nessun impatto pesante sul territorio. Garden Sharing riutilizza, rispetta, valorizza ciò che già esiste, contribuendo a un modello turistico più armonioso, leggero e profondamente in sintonia con i ritmi naturali che ci circondano.
Marta: Qual è il profilo tipico di chi sceglie GardenSharing per le proprie esperienze di viaggio?
Lara: Sebbene ogni membro della community Garden Sharing porti con sé motivazioni uniche, tutti condividono una stessa bussola interiore: il desiderio di un’esperienza di viaggio genuina, al di là dei sentieri battuti. Troviamo il camminatore che percorre antichi cammini e trova negli host non solo riparo, ma compagni di viaggio temporanei che arricchiscono il suo percorso. Ci sono i cicloturisti che, dopo giorni di pedalate attraverso panorami mozzafiato, cercano non solo un luogo dove riposare i muscoli stanchi, ma anche un’accoglienza calorosa che nutra lo spirito dell’avventura. E poi famiglie in cerca di esperienze educative, camperisti che desiderano connessioni autentiche, amanti del glamping che non vogliono rinunciare al contatto diretto con la natura. Negli ultimi anni, il vento del cambiamento soffia forte nel mondo del turismo: cresce l’esigenza di rallentare, di esplorare destinazioni meno congestionate, di dare significato profondo ad ogni tappa. Garden Sharing intercetta perfettamente questa evoluzione, rispondendo al crescente desiderio non solo di libertà e scoperta, ma soprattutto di appartenenza ad una rete umana fatta di incontri significativi e condivisione autentica.
Marta: La collaborazione con Movimento Lento può ampliare l’offerta di ospitalità lungo i grandi itinerari italiani, come la Ciclovia Francigena. Quali prospettive vedete per il futuro?
Lara: Credete che l’ospitalità diffusa e flessibile possa diventare una componente sempre più rilevante per chi percorre lunghi itinerari in bici e a piedi? Quali potenzialità vedete nel creare una rete di host lungo la Ciclovia Francigena, che sta diventando sempre più frequentata dai cicloturisti?
Siamo fermamente convinti che il futuro dell’ospitalità outdoor si stia orientando sempre di più verso la responsabilità ambientale e cura del territorio, valori che Movimento Lento promuove con passione e dedizione da anni. Il turismo lento, a piedi e in bicicletta, registra una crescita esponenziale, alimentato da una consapevolezza sempre maggiore verso forme di viaggio autentiche e rispettose. In questo scenario in evoluzione, Garden Sharing può diventare un elemento cruciale del puzzle, offrendo soluzioni di sosta flessibili che accompagnano i viaggiatori non solo lungo i percorsi iconici, ma anche attraverso quei sentieri meno noti che racchiudono l’anima autentica dei territori. Creare un’infrastruttura di ospitalità capillare lungo i grandi itinerari significa liberare i viaggiatori dalle costrizioni di tappe prestabilite, aprendo la porta alla serendipità e all’incontro genuino con le comunità locali. Con progetti ambiziosi come la Ciclovia Francigena che stanno ridisegnando la mappa del turismo sostenibile, un modello di accoglienza diffuso può davvero fare la differenza, creando alternative vivaci ai grandi hub ricettivi, tessendo nuove connessioni tra viaggiatori e residenti, e valorizzando l’identità dei luoghi senza snaturarne l’essenza più profonda.
Marta: Come può fare una persona se vuole diventare host su GardenSharing?
Lara: Quali sono i requisiti per mettere a disposizione un proprio spazio? È necessario offrire servizi particolari? E quali sono i primi passi per entrare a far parte della rete di ospitalità diffusa?
Aprire il proprio spazio a un viaggiatore è un gesto che, nella sua semplicità, racchiude un significato profondo. La bellezza di Garden Sharing risiede proprio nella sua accessibilità: non sono necessarie strutture elaborate o requisiti complessi. Basta possedere un angolo verde – che sia un giardino curato, un campo rusticamente affascinante o un semplice spazio all’aperto – e la disponibilità ad aprirlo al mondo dei viaggiatori. Il processo è semplice e intuitivo: l’aspirante host può registrarsi sulla piattaforma, raccontare la propria offerta e iniziare ad accogliere, mantenendo piena libertà nelle modalità di ospitalità. Può essere uno spazio per tende, una piazzola per camper, o una soluzione più strutturata – l’importante non è la grandezza o l’elaborazione dell’offerta, ma lo spirito di condivisione che la anima. Entrare nella community significa abbracciare una filosofia di viaggio più umana, più connessa, più radicata. È importante sottolineare, tuttavia, che in alcune regioni italiane il Garden Sharing è già regolamentato con linee guida specifiche da seguire. Dove queste normative esistono, forniscono un quadro chiaro sui requisiti necessari. Nelle aree prive di regolamentazione dedicata, consigliamo sempre di consultare il proprio Comune per comprendere le disposizioni locali e assicurarsi di operare nel pieno rispetto delle normative vigenti, garantendo così un’esperienza positiva e sicura per tutti.
Marta: Quali sono i vostri progetti futuri per sviluppare ulteriormente GardenSharing?
Lara: State lavorando su nuove funzionalità, collaborazioni o strategie per ampliare la rete di ospitalità? Quali obiettivi vi ponete per i prossimi anni?
Garden Sharing è un organismo vivo che pulsa e si evolve al ritmo della community che ne rappresenta il cuore pulsante. Il nostro orizzonte è chiaro: vogliamo espandere la rete di host, coinvolgere nuove voci in questa visione di turismo responsabile e profondamente umano. Stiamo tessendo collaborazioni strategiche, lavorando per portare questa opportunità a chi ancora non l’ha scoperta, affinando costantemente la piattaforma per renderla uno strumento sempre più fluido e intuitivo. Ma oltre agli aspetti tecnici, la nostra missione più profonda è quella di continuare a raccogliere e intrecciare storie, di mettere in luce l’anima dei luoghi attraverso gli occhi di chi li abita, di costruire un ecosistema di accoglienza dove il viaggio diventa pretesto per relazioni autentiche. Immaginiamo un futuro in cui chiunque decida di mettersi in cammino sappia di poter contare su una costellazione di punti d’accoglienza, una rete di porte aperte con genuino entusiasmo e desiderio di condivisione. Perché nel nostro DNA c’è la convinzione che viaggiare non significhi semplicemente attraversare spazi, ma creare connessioni che trasformano tanto chi parte quanto chi accoglie, in un circolo virtuoso di arricchimento reciproco che lascia tracce indelebili in entrambi.
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