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L’opportunità dei cammini in tenda

L’opportunità dei cammini in tenda

Oggi tantissimi camminatori sentono e hanno l’esigenza di approcciarsi al trekking e ai cammini usando la tenda. Un po’ per motivi economici e un po’ per un senso di vicinanza con la natura. Ma cosa significa attrezzare un cammino per renderlo accessibile a questa grande fetta di escursionisti? Ne parliamo insieme ad Alessandro Carnevali (WalkingNose) e Gioia Castigliego (GioiaInCammino), guide ambientali escursionistiche e creatori di contenuti online.

Un cammino in tenda per un’avventura low budget 

Portare nello zaino la tenda e tutto il necessario per un’esperienza into-the-wild potrebbe sembrare ingombrante e pesante, ma il suo utilizzo sta diventando sempre più comune tra gli escursionisti e camminatori che vogliono vivere un’esperienza a contatto con la natura e con budget limitato. Ne è un esempio lampante quello della Via degli Dei che, offrendo sul territorio la possibilità di dormire in tenda, ogni anno attira tantissimi giovani conquistando anno dopo anno il primato di percorso con l’età media più bassa in Italia.

Quali sono però le sfide dell’utilizzo della tenda per gli escursionisti e per i territori?

Per gli escursionisti sicuramente il peso dello zaino maggiore: si dovranno portare tenda, materassino e sacco a pelo, probabilmente anche qualche vestito extra date le temperature minime esterne notturne più rigide. 

C’è poi la ricerca del “posto tenda”. In Italia non abbiamo una legislazione chiara in merito al bivacco notturno e la maggior parte dei luoghi per il wild-camping rientrano in tutta probabilità all’interno di proprietà private. Questo rende spesso stressante per l’escursionista la ricerca di un posto dove dormire. Uno dei motivi per cui il modello in atto sulla Via degli Dei funziona così bene è proprio legato a questo aspetto! Negli ultimi anni campi sportivi, spazi privati e campeggi hanno creato una rete di posti tenda ufficiali che gli escursionisti possono utilizzare senza dover cercare posti nascosti dove mettere la tenda a fine di una lunga giornata di cammino. 

Cosa può fare quindi un territorio per incentivare i camminatori in tenda?

Uno dei primi passi è proprio quello di identificare luoghi  già utilizzati da associazioni sportive o associazioni del territorio e renderli fruibili anche agli escursionisti e pellegrini che utilizzano la tenda. La scelta di reinventare questi luoghi ricade anche nei già presenti servizi quali servizi igienici e, spesso, docce. In alternativa è possibile installare dei wc compostabili a ridotto impatto ambientale.

Un’altra opzione è quella di creare nuove aree tenda nei pressi dei centri abitati. L’aspetto della vicinanza a piccoli o grandi paesi si collega alla ricaduta positiva di questa tipologia di offerta sui territori.

Il camminatore in tenda e la ricaduta positiva

Risulta naturale chiedersi: “Ma il camminatore che dorme in tenda ha una effettiva ricaduta positiva per le comunità locali?” 

Potrebbe sembrare un controsenso, come fa un “turista” che non dorme in una struttura ad avere una ricaduta economica positiva sul territorio senza contribuire alla massificazione dei luoghi? Spesso si associa l’obiettivo del “rendere accessibile” un percorso o un territorio ad una conseguente massificazione dei luoghi, ma in questo caso si tratta di offrire agli escursionisti la possibilità di scegliere tra un ventaglio di alternative, vivendo comunque un’esperienza piena, soddisfacente, consapevole e sostenibile. Oltre che valorizzare le bellezze e particolarità del proprio territorio ad un pubblico più ampio, lo si rende più accessibile con un ridottissimo impatto ambientale.

Inoltre, se è vero che il camminatore in tenda ha esigenze diverse rispetto a quelle del camminatore che dorme in una struttura, è anche vero che, come ci dimostrano esempi virtuosi come quello della Via degli Dei, ha anche esigenze simili, soprattutto per quanto riguarda il cibo. Se le aree adibite al bivacco notturno in tenda si trovano all’interno o nei pressi dei paesi, i camminatori saranno molto più propensi a mangiare in trattoria, o al ristorante. Dopo una lunga giornata di cammino, non c’è niente di meglio di una buona cena prima di una notte sotto le stelle. E nel caso in cui ci fosse una propensione maggiore all’autosufficienza anche per i pasti, la ricaduta positiva riguarda le piccole realtà alimentari presenti sul percorso.

Un altro aspetto fondamentale è l’effetto di passaparola che si genera. I giovani che affrontano il cammino in tenda raccontano la loro esperienza sui social, condividendo contenuti, foto e video che accrescono la popolarità della destinazione. Il turismo escursionistico in tenda non è un fenomeno di concorrenza per le strutture di accoglienza tradizionali, ma un’opportunità per il territorio di farsi conoscere da un nuovo pubblico, creando un circolo virtuoso di promozione spontanea e attrattività.

Raccomandazioni pratiche per chi percorre il primo trekking in tenda

Affrontare un trekking in tenda per la prima volta richiede una preparazione adeguata. Conoscere il proprio livello di allenamento è fondamentale per stabilire la lunghezza delle tappe e il dislivello affrontabile. È consigliabile ridurre le distanze abituali del 20%, poiché la fatica accumulata nei giorni e le notti in tenda possono incidere sulle prestazioni fisiche.

Per un primo approccio, meglio scegliere itinerari con tappe brevi e dislivelli contenuti, così da conservare le energie e gestire meglio eventuali imprevisti come il maltempo. Questa attenzione alla preparazione non solo rende l’esperienza più godibile, ma permette anche di affrontare il trekking con maggiore consapevolezza e sicurezza

Alessandro e Gioia

Alessandro Carnevali, conosciuto anche come Walking Nose, è una guida ambientale escursionistica e creatore di contenuti legati al mondo del trekking e dell’outdoor. Fin dalle prime escursioni si appassiona ai trekking di più giorni in tenda, ma le prime esperienze non vanno come previsto: zaino troppo pesante e poca esperienza. Ma camminare e vivere il viaggio a piedi superano ogni ostacolo e così, esperienza dopo esperienza, il trekking in tenda diventa il mezzo che gli permette di esplorare i sentieri di tutto il mondo: dalla Lapponia Svedese, al Cammino di Santiago, passando per il deserto della Giordania fino al Giappone. 

Gioia Castigliego, guida ambientale escursionistica e dottoressa in antropologia culturale con una tesi sperimentale sul Forest Bathing, fin da piccola rimane affascinata dal mondo outdoor. Esplora questo interesse non solo nei suoi studi accademici ma anche nella sua più grande passione: i lunghi cammini e il trekking di più giorni in tenda. Nei suoi video su Youtube racconta i suoi viaggi in tenda e non solo: è proprio l’utilizzo della tenda ad arricchire i suoi viaggi, esplorare luoghi meno battuti, mettersi in cammino anche durante la bassa stagione e di immergersi più a fondo nel contatto con la natura, i luoghi e le persone che incontra in cammino.

Vuoi rendere il tuo cammino fruibile in tenda?

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