Cosa significa gestire una struttura di accoglienza sostenibile? In Italia esistono vari esempi di albergatori “pionieri” nell’ambito della sostenibilità: una di loro è Daniela Meloni, che ha voluto costruire la sua idea di accoglienza puntando tutto sul creare una struttura veramente sostenibile.
Abbiamo conosciuto Daniela a Fa’ La Cosa Giusta, durante la presentazione di #IONONLASCIOTRACCE, il manifesto condiviso della sostenibilità a piedi e in bicicletta, lo scorso marzo. Parlare con lei ci ha subito colpiti: raccontava la sua idea di sostenibilità con una passione radicata non solo nella teoria, ma nella pratica quotidiana della sua attività, Limòlo Eco House in Sardegna.
Abbiamo voluto approfondire con lei cosa significa davvero gestire una struttura ricettiva sostenibile, facendoci raccontare la storia di Limòlo, da come è stata impostata l’architettura a quali pratiche vengono portate avanti quotidianamente.
Quando la tradizione è la scelta più sostenibile
Nel realizzare la sua idea di accoglienza, Daniela ha voluto creare non un semplice luogo di ospitalità, ma una vera e propria esperienza in cui il concetto di sostenibilità è stato integrato a ogni livello, a partire dalla struttura stessa.
Daniela ci racconta, ad esempio, che la scelta di mantenere le mura originali in terra cruda delle tipiche case sarde è stata una decisione controcorrente, ma che oggi si rivela vincente. La terra cruda, infatti, permette di regolare naturalmente la temperatura interna, riducendo drasticamente il bisogno di aria condizionata o riscaldamento. “All’inizio sembravo la pazza del villaggio”, racconta sorridendo, “gli altri albergatori non capivano perché non avessi l’aria condizionata e facessi fare colazione self-service. Oggi, con il rincaro dell’elettricità, la mia scelta si è rivelata non solo sostenibile, ma anche economicamente vantaggiosa.”
Ma la struttura non è solo architettonicamente sostenibile. Il coinvolgimento di un architetto di fama come Luciano Pia ha trasformato la ristrutturazione in un’opera d’arte al servizio dell’ambiente, creando spazi che rispettano la natura e la esaltano. Grazie anche a finanziamenti europei e a collaborazioni con alcune università, l’idea di Daniela è diventata un modello per l’ospitalità sostenibile in Sardegna, ispirando altri albergatori della zona a prendere coscienza delle loro responsabilità ambientali.
Ospiti consapevoli e selezionati: il coraggio di essere escludenti
Uno degli aspetti più interessanti di questa particolare struttura ricettiva è la scelta consapevole di non aprire le porte a tutti. “Siamo escludenti”, afferma Daniela con decisione. “La sostenibilità non è per tutti, è un concetto che interessa persone consapevoli e disposte a cambiare le proprie abitudini.” Daniela invia agli ospiti, prima del loro arrivo, un’email con le regole del co-living, spiegando chiaramente i principi di convivenza e sostenibilità. “Chi viene qui sa che non troverà i comfort di un hotel all-inclusive, ma un’esperienza arricchente, basata sul rispetto per l’ambiente e la comunità locale.”
Gli ospiti vengono coinvolti attivamente nelle pratiche sostenibili: dalla riduzione del consumo di acqua e energia al compostaggio dei rifiuti. Ma il vero cambiamento avviene nella mentalità di chi soggiorna. “Le persone arrivano qui e, piano piano, iniziano a comprendere che la sostenibilità è un valore che possono portare anche nella loro vita quotidiana”, spiega Daniela. “E se non sono disposte a farlo, è giusto che scelgano un altro tipo di vacanza.”
Un turismo che rispetta il territorio
Per Daniela, il turismo non è solo un mezzo per fare economia, ma un modo per restituire valore al territorio. “Uno degli obiettivi di chi fa turismo deve essere quello di calcolare l’impatto positivo che lascia sul territorio”, dice con convinzione. Gli ospiti vengono indirizzati verso esperienze autentiche, legate alla scoperta della biodiversità e alla cultura locale. I ristoranti consigliati, per esempio, sono quelli che praticano la filiera corta, utilizzano prodotti locali e minimizzano lo spreco alimentare. Anche i contatti con i tour operator attenti alla sostenibilità si basano su una filosofia di rispetto del territorio e delle sue risorse.
Daniela sottolinea quanto sia importante avere il coraggio di educare gli ospiti: “Non dobbiamo avere paura di deludere chi cerca solo relax o comfort superficiali. Il turismo sostenibile richiede un impegno culturale e, in cambio, offre un’esperienza più profonda e arricchente.”
Per basare il proprio concetto di sostenibilità su evidenze concrete, è importante continuare a monitorare i consumi energetici e idrici della struttura: solo così è possibile continuare ad essere un modello replicabile di turismo sostenibile. Daniela è convinta che il cambiamento debba partire dalla comunità, ed è per questo che continua a collaborare con gli albergatori locali, mostrando che è possibile essere sostenibili senza rinunciare alla redditività.
Progetti per il futuro: formazione e comunità
Guardando al futuro, Daniela immagina la sua struttura come un luogo non solo di ospitalità, ma anche di formazione. “Il progetto di co-living sta crescendo”, spiega. “Vogliamo che chi viene qui non solo si goda il territorio, ma acquisisca competenze legate alla sostenibilità che può portare con sé anche dopo la vacanza.” Tra le nuove iniziative, sta pensando a team building aziendali, eventi di formazione per professionisti e workshop di architettura sostenibile, che attraggono persone tutto l’anno, anche nei mesi meno turistici.
Conclusioni: un turismo più umano e consapevole
Grazie all’esempio di persone coraggiose come Daniela, siamo sempre più convinti che sia quanto mai necessario percorrere la strada che porta il turismo a integrarsi armoniosamente con l’ambiente, rispettando le tradizioni locali e educando le persone a uno stile di vita più sostenibile. “Non si tratta solo di ridurre i consumi o di evitare sprechi”, conclude Daniela, “si tratta di cambiare il modo in cui viviamo e ci relazioniamo con il mondo che ci circonda. E questo è un cammino che vale la pena percorrere insieme.”
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