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Un cammino senza limiti. E se l’accessibilità riguardasse proprio te?

Un cammino senza limiti. E se l’accessibilità riguardasse proprio te?

L’accessibilità è un tema fondamentale per rendere il cammino un’esperienza davvero inclusiva. Free Wheels e Noisy Vision sono due organizzazioni fra le più impegnate su questo tema e hanno appena concluso un cammino impegnativo e avventuroso da Ancona a Roma. Raccontiamo con Pietro Scidurlo il viaggio “Sui passi di Francesco”, per capire meglio quali sfide ci attendono per rendere i cammini un’attività veramente per tutti.

Le mission di Free Wheels e Noisy Vision

Free Wheels, fondata da Pietro Scidurlo, è una organizzazione da anni impegnata nella tracciatura e mappatura di percorsi per persone con bisogni di accessibilità a 360 gradi, rivolgendosi non solo a chi vive una condizione di disabilità ma anche a chi viaggia con il proprio cane o con bambini al seguito. La sua missione è chiara: abbattere le barriere fisiche e mentali che limitano le persone con bisogni di accessibilità, offrendo loro l’opportunità di esplorare il mondo in modo indipendente e sicuro. Free Wheels lavora incessantemente per creare percorsi accessibili, promuovere l’utilizzo di attrezzature specifiche e sensibilizzare il pubblico sull’importanza dell’inclusività.

Noisy Vision, fondata da Dario Sorgato, si occupa invece di avvicinare persone con disabilità visive o uditive all’esperienza del cammino. Noisy Vision lavora per aumentare la consapevolezza sulle sfide affrontate dalle persone con disabilità visive e sviluppare soluzioni creative per migliorare l’accessibilità e l’inclusività, spesso coinvolgendo nelle proprie iniziative sia persone con disabilità sia persone che non hanno questo tipo di bisogni per creare dei momenti in cui l’esperienza condivisa permette a tutti di vivere in modo intenso le sfide affrontate.

“Sui passi di Francesco”: Un viaggio inclusivo

L’amicizia che lega Pietro Scidurlo e Dario Sorgato è ormai consolidata e ha permesso alle loro organizzazioni di sviluppare negli anni diversi progetti che hanno abbattuto molte barriere, permettendo a tanti di vivere esperienze davvero adatte e soddisfacenti per tutti. Ancora lo scorso autunno, per esempio, hanno realizzato il progetto “Camminare oltre”, dove Pietro e Dario hanno effettuato diverse escursioni in montagna con altri amici con tipi diversi di esigenze. Pietro ci racconta che l’idea alla base dell’iniziativa era che dalla condivisione può nascere l’inclusione. “Il filo rosso dell’iniziativa era semplice: sii tu le mie gambe, sii tu i miei occhi”.

L’iniziativa più recente promossa da Free Wheels con la collaborazione di Noisy Vision è però il cammino inclusivo “Sui passi di Francesco”, conclusosi a Roma il 29 maggio scorso, terza edizione di un’esperienza che negli anni passati aveva preso il titolo “Klick’s on Ways”. Protagonista di questo progetto è stato un gruppo di viaggiatori molto intraprendenti, composto da persone che esigenze di accessibilità di varia natura.

“Eppure – sottolinea Pietro – l’accessibilità riguarda tutti e tutti abbiamo dei bisogni specifici”.  

Il desiderio dei partecipanti era di compiere una traversata transappenninica da Ancona a Roma per andare a trovare papa Francesco, sperimentando sulla propria pelle le sfide di un cammino di lunga percorrenza. Questo viaggio è stato progettato per essere accessibile a persone con bisogni eterogenei. Il percorso, che, in undici giorni, attraversa alcune delle più belle regioni dell’Italia centrale, è stato attentamente pianificato, ma si è rivelato comunque un’esperienza molto impegnativa.

Durante il viaggio, i tredici partecipanti hanno avuto l’opportunità di immergersi nella natura, esplorare luoghi storici e vivere momenti di riflessione e connessione. Grazie all’impegno di Free Wheels e Noisy Vision, che hanno anche predisposto la presenza costante di un team di supporto composto da due persone e da un furgone a disposizione del gruppo per tutto il viaggio, il percorso è stato reso accessibile attraverso l’uso di ausili specifici, come carrozzine da trekking a cui era agganciato un propulsore elettrico anteriore, chiamato Klick, e biciclette a tandem pensate per permettere alle persone con disabilità visive di pedalare in sicurezza. Questo ha permesso a tutti i partecipanti di vivere l’esperienza in modo autonomo e appagante.

Un cammino con tante sfide

I volontari dell’Associazione del Cammino di San Francesco della Marca, dell’Associazione Via di Francesco e della Rete Associativa Via di Francesco nel Lazio, hanno messo a disposizione degli avventurosi viaggiatori una traccia alternativa rispetto ai percorsi ufficiali: una traccia che tenesse conto nelle necessità dei mezzi e degli ausili con i quali il gruppo si spostava. Tuttavia, l’impegno fisico, gli imprevisti piccoli e grandi hanno reso ogni tappa una bella sfida.

Progettare un viaggio o un cammino accessibile richiede infatti una grande pianificazione e la cura anche dei minimi dettagli: viaggiare in gruppo è sempre una sfida logistica, soprattutto se ci si muove fuori dalle rotte più turistiche, ma in questo caso anche gesti all’apparenza semplici come andare in bagno o affrontare una curva in salita possono rivelarsi insidiosi per chi ha delle esigenze specifiche, dilatando tempi e aumentando il rischio di infortuni.

“Lo stesso tipo di attività richiede più tempo e attenzione. Lo zaino è lo stesso, ma è più pesante perché chi ha bisogno di accessibilità porta con sé vari tipi di ausili. Un esempio è il water portatile, necessario per chi compie un viaggio come questo in condizioni di limitata mobilità, ma potremmo parlare delle scorte di alimenti senza glutine per i viandanti celiaci”, spiega Pietro.

“La persona che ha esigenze di accessibilità ha qualche pensiero in più: questo non preclude l’esperienza del cammino, ma richiede una pianificazione più dettagliata. E questo non riguarda solo le persone con disabilità: una progettazione accessibile e inclusiva permette a tutti di partecipare e vivere esperienze come il cammino”.

Ma qual è stata la sfida più grande per i viandanti di “Sui passi di Francesco”? Trovare strutture attrezzate per ospitare ogni sera 6-7 persone con esigenze di accessibilità motoria e sensoriale. Questo è il limite più grande con cui ancora oggi ci si scontra spesso, dimenticando che, adottando i principi del Design for All, si potrebbero ampliare anche le capacità delle strutture di affacciarsi a nuovi pubblici e, quindi a nuovi mercati.

L’importanza della progettazione inclusiva e del Design for All

Il successo del viaggio “Sui passi di Francesco” mette in luce l’importanza della progettazione inclusiva e dell’approccio al Design for All. Questi concetti sono fondamentali per creare esperienze e infrastrutture turistiche che siano realmente accessibili a tutti, indipendentemente dalle loro abilità fisiche o sensoriali. La progettazione inclusiva implica un processo di pianificazione e sviluppo che tiene conto delle esigenze di tutte le persone, fin dalle prime fasi di ideazione.

L’approccio al Design for All va oltre l’accessibilità fisica, abbracciando una visione più ampia che include l’accessibilità culturale, sociale ed economica. Questo approccio promuove la creazione di ambienti e servizi che siano utilizzabili da un pubblico il più ampio possibile, senza la necessità di adattamenti speciali. Nell’ambito del turismo, ciò significa sviluppare percorsi, strutture ricettive, trasporti e attività che siano fruibili da tutti i visitatori, migliorando l’esperienza complessiva e promuovendo l’inclusività.

Conclusioni

Le iniziative di Free Wheels e Noisy Vision, culminate nel viaggio “Sui passi di Francesco”, dimostrano come l’accessibilità e l’inclusività siano uno dei grandi temi su cui occorre lavorare per migliorare l’offerta turistica italiana, tenendo anche conto del diffondersi sempre maggiore delle esigenze di accessibilità. Infatti, i viandanti di “Sui passi di Francesco” ci hanno mostrato come il coraggio e l’amicizia possano abbattere la paura, che spesso è la prima barriera che si frappone tra noi e la realizzazione di una piccola impresa personale come un cammino, ma molte altre barriere le possiamo abbattere tutti insieme collaborando come una comunità in cui ciascuno si prende cura del proprio vicino, facendo proprie le sue esigenze.

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